Dopo una flessione del 15% dall'estate 2011, i prezzi delle abitazioni si sono stabilizzati nel secondo semestre dello scorso anno. I prezzi dei nuovi fabbricati sono cresciuti. Il numero di compravendite di abitazioni ha continuato ad aumentare, salendo ai livelli massimi dal 2012; la tendenza ha interessato tutte le principali città. Il rapporto tra prezzi e affitti si è stabilizzato su valori storicamente molto bassi.
Anche l’indicatore della capacità delle famiglie di accedere al mercato immobiliare segnala condizioni particolarmente favorevoli, in ulteriore miglioramento grazie al recupero del reddito disponibile e al basso costo dei prestiti . Nel comparto non residenziale il numero delle compravendite è invece tornato a scendere e i prezzi hanno registrato una lieve diminuzione. Diversi indicatori anticipano un rafforzamento della ripresa del settore delle costruzioni e del mercato immobiliare nei prossimi mesi.
In dicembre la produzione nei settori industriali che forniscono i principali input al comparto edile è di nuovo aumentata. Anche i dati più recenti relativi ai permessi di costruire anticipano un incremento dell’attività di costruzione, dopo l’aumento segnato alla fine dello scorso anno. In marzo è proseguito il rialzo dell’indice del clima di fiducia delle imprese del comparto.
La riduzione del costo dei mutui e l'aumento delle erogazioni
Nel 2015 sono stati concessi nuovi mutui per 32 miliardi di euro (23 nel 2014), un valore pari a circa la metà di quelli registrati negli anni precedenti la crisi finanziaria. Il rapporto tra finanziamento e valore dell’immobile (loan-to-value), pari al 59,4 per cento, è di circa dieci punti percentuali inferiore rispetto al 2006 ed è il più basso fra i principali paesi dell’area dell’euro.
A febbraio del 2016 il costo medio dei prestiti per l’acquisto di abitazioni si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto alla fine del 2014, al 2,5 per cento. Vi hanno contribuito sia la flessione dei tassi di riferimento dei mutui a tasso variabile ( che rappresentano una quota pari ai tre quarti dei mutui in essere), sia il calo dei margini applicati dagli intermediari sui nuovi prestiti, che è stato più marcato per i mutui a tasso fisso.
La quota delle erogazioni a tasso fisso è cresciuta a circa il 60 per cento dal 23 nel 2014, riducendo l’esposizione delle famiglie al rischio di futuri rialzi dei tassi. Nel 2015 circa il 7 per cento dei mutui in essere all’inizio dell’anno è stato rinegoziato, surrogato o sostituito.
- Idealista, 2 maggio 2016