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martedì 16 aprile 2013

Crisi immobiliare. I profeti del giorno dopo


Ormai non è più un tabù, praticamente tutti gli organi ufficiali di stampa ed i portavoce dei diversi addetti ai lavori e società di consulenza a vario titolo specializzate si sono uniti al coro della constatazione dei prezzi immobiliari in diminuzione.
Non passa giorno che non venga pubblicata una nuova analisi con l’evidenza dei cali già occorsi negli scorsi anni o riscontrati negli ultimi periodi.
Chi, come il sottoscritto, segue  l’informazione di settore già da qualche anno non può non plaudire a questo neonato movimento promotore della verità finalmente rivelata ed al contempo non può dimenticare che per imbattersi nelle prime rare avvisaglie di notizie blandamente negative sul mercato immobiliare si è dovuto attendere l’autunno del 2009 e fino a tutto il 2010 pochissimi denunciavano pubblicamente le difficoltà che ora vengono sventolate come innegabili.
Oggi sono tutti bravi a spiegarci che la crisi immobiliare è in atto dal 2007, che i prezzi sono in calo dal 2008 e che è diventato urgente prendere provvedimenti; provvedimenti de che? Il mercato immobiliare sta seguendo il suo corso, come negli altri paesi è stato vittima della bolla del credito, come altrove i prezzi sono cresciuti in maniera smodata e slegati dal benché minimo criterio economico che non fosse quello del “se la banca mi finanzia allora non può essere un cattivo affare”.
La bolla immobiliare non solo ha gonfiato i prezzi oltre ogni ragionevole criterio ma ha anche offerto una immagine distorta della realtà economica e delle prospettive di ciascuno di noi in rapporto al reddito, al costo della vita, alle spese, in poche parole alla sostenibilità nel medio lungo periodo del complesso dei meccanismi che tutti insieme formano il sistema economico.
La guarigione di questo diffuso malessere da stallo per prezzi alti ormai avvertito in tutte le zone d’Italia non può non passare attraverso una ulteriore robusta revisione delle quotazioni e difficilmente il processo di riequilibrio sarà rapido o indolore. Non facciamoci illusioni, ci vorranno ancora degli anni prima che prezzi e redditi convergano sufficientemente tra di loro a tal punto da far tornare l’acquisto di un immobile come un affare con buone prospettive di conservazione del patrimonio nel medio periodo.
Come è comprensibile molti proprietari venditori mal digeriscono l’idea di dover rinunciare ad un pezzetto di tesoro creduto al sicuro “in tasca” e a tutt’oggi preferiscono rimandare la vendita piuttosto che registrare quella che loro ritengono una perdita in conto capitale. In verità solo chi ha comprato negli ultimi sette anni rischia di dover incassare una performance negativa, negli altri casi è probabile che l’effetto della bolla abbia mantenuto i valori più alti di quelli di acquisizione e dunque ancora in attivo. 
Ma non passerà molto altro tempo prima che la consapevolezza del ridimensionamento delle quotazioni si diffonda anche tra i più riottosi venditori che dovranno fare i conti con coloro che nel frattempo hanno adeguato i loro prezzi consci che i tempi son cambiati e che le quotazioni paurose intraviste a cavallo del 2006 non si ripresenteranno più.

- Finanza.com Magazine, 16 aprile 2013

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